Morire dopo Harvard
Il tema della nuova definizione della morte su base neurologica, in connessione a quello del trapianto di organi da soggetti in stato di morte cerebrale dichiarati cadaveri, è tornato negli ultimi tempi all’attenzione anche in Italia. Quantunque – a più di cinquant’anni dall’introduzione, con il Rapporto di Harvard, di quella nuova definizione – le voci di dissenso siano cresciute anche in ambito medico, vogliamo qui riproporre la prima grande critica fatta a quella definizione da un classico del pensiero filosofico del Novecento, nonché uno dei protagonisti dell’attuale dibattito bioetico: Hans Jonas. Quell’analisi, infatti, contiene in nuce tutti i problemi che sono ancora in discussione e li affronta con un linguaggio rigoroso, ma accessibile anche al pubblico di non specialisti, ed è significativo che essa sia al centro del documento del Council on Bioethics americano che riapre ufficialmente il dibattito sulla morte cerebrale.
HANS JONAS (1903-1993), allievo di Heidegger e Bultmann all’Università di Marburgo, è stato tra i maggiori filosofi della seconda metà del Novecento. Tra le sue opere per Morcelliana: Scienza come esperienza personale. Autobiografia intellettuale (1992); Agostino e il problema paolino della libertà. Studio filosofico sulla disputa pelagiana (2007); Il principio gnostico (2011); Materia, spirito e creazione, Reperto cosmologico e supposizione cosmogonica (2012).
- Autore
 - Hans Jonas
 - Titolo
 - Morire dopo Harvard
 - Curato e tradotto da
 - Paolo Becchi
 - Marchio editoriale
 - Morcelliana
 - Pagine
 - 96
 - Collana
 - Pellicano Rosso
 - CategoriaEditore
 - V
 - CodiceStatoDisp
 - D
 - Anno di pubblicazione
 - 2023
 - Numero di edizione
 - 2
 - Prima edizione
 - 2009