Molti eventi della storia del Novecento rappresentano una prova della vulnerabilità dell’essere umano. Con le due guerre mondiali e lo scoppio della bomba atomica l’Occidente ha dovuto fare i conti con la sua fragilità, rinunciando al sogno di controllo sul mondo. Una instabilità accresciuta con il nuovo millennio: la rivoluzione tecnologica ha privato il soggetto umano dell’esclusivo possesso del terreno dell’azione, lasciando all’intelligenza artificiale il compito di costruire la realtà virtuale; la legge del mercato, alla base del sistema capitalistico, ha fatto entrare in scena forze che superano le entità statali; il fenomeno migratorio ha rivelato la necessità di pensare se stessi e la propria comunità non più in modo monolitico. Riflettere sulla vulnerabilità diventa una necessità, che il volume prova a indagare in tre tappe. La prima è dedicata all’inquadramento concettuale della vulnerabilità come motore etico dell’azione; la seconda alla riflessione politica e al ruolo della vulnerabilità come base per una nuova giustizia; la terza alle potenzialità della vulnerabilità sul terreno bioetico. È così che l’uomo, scoprendosi sempre più esposto e indifeso, si vede implicato in prima persona in una rete di relazioni e dinamiche di portata globale decisive per la sua vita.
Silvia Dadà svolge attività di ricerca in Filosofia morale presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Tra le sue pubblicazioni: Il paradosso della giustizia. Levinas e Derrida (Inschibboleth, 2021); Maternità e alterità. Per una bioetica della cura (ETS, 2021). Ha curato, di Jacques Derrida, «Justices» (ETS, 2019).
- autore
- Silvia Dadà
- editore
- MORCELLIANA
- pagine
- 144
- prezzo in euro
- 13
- data pubblicazione
- 2022
- collana
- ETICHE SPECIALI
- EAN
- 9788837235932
- CategoriaEditore
- V
- CodiceStatoDisp
- D