La teologia politica come problema ermeneutico
Il concetto di secolarizzazione si declina lungo due linee cui fanno capo rispettivamente Hans Blumenberg e Carl Schmitt: discontinuità fra l’inizio della modernità e i suoi presupposti premoderni di tipo sacrale, e continuità come trasposizione del modello teologico nel politico. In riferimento a tali opposte concezioni si articola il dibattito novecentesco, scandito in questo volume da alcune figure e punti salienti quale sfondo di un preciso percorso teoretico, ed ermeneutico. Ad esempio, della continuità sono grandi interpreti Ernst-Wolfgang Böckenförde e Robert Spaemann, che cercano di risalire ai presupposti storici della modernità, l’uno con il famoso teorema per il quale lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non può garantire da sé, l’altro sviluppando i concetti di postmodernità, conflittualità, decisione. Contraria la posizione di Blumenberg, che conferisce piena autonomia e legittimità all’epoca moderna e al concetto di ragione in antitesi con la concezione cristiana, ed è qui osservata nel confronto e nel dibattito con la teologia, con Pannenberg, Gogarten, e anche Heidegger. Originale il pensiero di Gadamer, che nel concetto di “tradizione” offre un sostegno alla visione della continuità storica, anche se di essa manca, hegelianamente, una autocoscienza assoluta, capace di vederne insieme inizio e compimento. In ultimo, si cercano nella categoria schmittiana di “teologia politica” gli elementi per una ermeneutica della secolarizzazione: proprio la riflessione di Schmitt sul cattolicesimo romano e sulla funzione storica, o teologico-politica, della Chiesa diviene interessante alla luce del tentativo di Pannenberg di “dialettizzare” le diverse forme di teologia politica per giungere a una sintesi. Come dire, il tradizionalismo di Schmitt è letto qui oltre se stesso, e apre, attraverso la mediazione di Gadamer e Heidegger, la prospettiva ermeneutica di un dialogo che va al di là delle confessioni cristiane, e sul cui terreno è maturato, per sviluppo o frattura, il concetto stesso di secolarizzazione.
Pietro De Vitiis è professore ordinario di Filosofi a morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofi a dell’Università di Roma 2 “Tor Vergata”. Le sue ricerche si sono orientate verso tematiche di filosofi a della religione nel post-hegelismo, a partire da Schelling e dal teismo speculativo dell’Ottocento (I.H. Fichte e Ch.H. Weisse) fi no all’ermeneutica contemporanea, con particolare riferimento a Heidegger e Gadamer, e al decostruzionismo. Principali pubblicazioni: Heidegger e la fine della filosofia (1974), Immanuel Herman Fichte. L’“Aufhebung” del panteismo hegeliano (1978), Ermeneutica e sapere assoluto (1984), Il problema religioso in Heidegger (1995). Presso Morcelliana ha pubblicato: Prospettive heideggeriane (2006), Filosofia della religione fra ermeneutica e postmodernità (2010).
- Autore
- Pietro De Vitiis
- Titolo
- La teologia politica come problema ermeneutico
- Marchio editoriale
- Morcelliana
- Pagine
- 208
- Collana
- Filosofia
- CategoriaEditore
- V
- CodiceStatoDisp
- D
- Anno di pubblicazione
- 2014